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Le persone buone sempre più spesso vanno dallo psicologo per imparare a difendersi da quelle cattive

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Pare che da un po’ di tempo a questa parte fidarsi del prossimo non sia più di moda. L’imperativo categorico è vincere, competere, arrivare in cima non importa come.

La slealtà e il menefreghismo non sono più visti come difetti del carattere, ma come qualità positive. Non conta essere intelligenti, ma essere furbi. E non importa che alla fine della fiera la somma di tante furbizie – lo vediamo tutti i giorni sui giornali – si traduca in una società in dissoluzione, senza più né valori né regole. L’importante è che io vinca, gli altri possono andare a quel paese.

In una società del genere non è difficile che si arrivi al punto di far del male alle altre persone senza neanche rendersene conto. Quando ci importa solo di noi stessi e le altre persone non sono altro che strumenti per raggiungere i nostri fini, tutto può succedere.

E in una società del genere non è difficile che le persone più sensibili, ma oseremmo dire normali, finiscano col pagare il prezzo di tutta questa frenesia, che poi se vai a vedere spesso è una corsa disperata verso il nulla.

Ci sono persone che non sono capaci di arrendersi a questo andazzo e che ne soffrono. “Fessi” le chiamano i furbi, ma sarebbe meglio definirle “brave persone”, semplicemente: quelle che la mattina guardandosi allo specchio non hanno voglia di sputarsi addosso.

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Per queste persone spesso la vita è dura. Spesso sono costrette ad andare in analisi per fare i conti con la cattiveria del mondo. Più spesso sono indotte a costruirsi una sorta di corazza per reggere all’assalto di una realtà invivibile e folle.

Però mettiamoci bene nella testa un concetto: non sono loro quelli sbagliati. Quelli sbagliati sono gli st**** che ci rendono la vita impossibile un giorno sì e l’altro pure.

Prima o poi dovrà tornare di moda, essere brave persone.


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