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Tutti gli esperti in psicologia dello sviluppo affermano ormai da molti anni che l’unica cosa che non dovrebbe mai mancare a un bambino nei suoi primi anni di vita è la presenza affettuosa e soprattutto sicura della sua mamma.

Se la madre è presente ed è efficace nell’educare e formare i suoi figli, soprattutto nei primissimi anni di vita, altre mancanze anche gravi si possono superare, come ad esempio un padre assente o distante o la carenza di possibilità di istruzione oltre il livello elementare.

Ma sembra proprio che una madre emotivamente o fisicamente distante non sia in grado di compensare questi grossi svantaggi iniziali.

È quanto si ricava da un testo intitolato “The Secret Life of the Unborn Child” (più o meno “La vita segreta dei bambini mai nati”), il cui autore, Thomas Verny, ha registrato le osservazioni raccolte durante un lungo periodo di tempo sul comportamento di centinaia e centinaia di donne incinte e sullo sviluppo dei loro figli durante i loro anni formativi.

In questo saggio Verny arriva alla conclusione che una donna che mostri un atteggiamento “appropriato” nei riguardi di suo figlio può superare anche le condizioni di partenza più sfavorevoli e negative. Secondo lui se la madre è sufficientemente attenta e affettuosa, anche i bambini nati nelle condizioni materiali meno favorevoli possono diventare adulti forti ed emotivamente quadrati.

Naturalmente come si anticipava sopra questo vuol dire che è vero anche il contrario, e cioè che una madre che è assente (fisicamente o emotivamente) e che non si interessa dei propri figli può avere un effetto distruttivo sul carattere del bambino, facendone un individuo insicuro e nevrotico.

Questo perché un bambino può superare la morte della mamma, ma non il suo distacco psicologico ed emotivo, soprattutto nei primi tre anni di vita, che probabilmente sono quelli decisivi.