Nelle città, vuoi per la frenesia della vita o per l’indifferenza che c’è ormai nei rapporti umani, si è perso un valore molto importante, la cortesia.

Ormai ci è proprio difficile dire un “mi dispiace”, “per favore”, “prego, faccia pure”, “dopo di lei”, ecc.

Addirittura si è arrivati al punto in cui, se una persona mostra un po’ di cordialità, l’altro pensa addirittura male, o che stia flirtando, che voglia qualcosa o che lo voglia fregare in un qualche modo. Insomma, se qualcuno è cortese con noi, scatta automaticamente la diffidenza.

“La cortesia è fatta di tenerezza disinibita, di umorismo e della capacità di adattarsi ad ogni ambiente” -Fernando Savater–

E, fra l’altro, questo modo rozzo di comportarsi si trasmette pure ai nostri figli, perché a nulla serve cercare di educare i propri figli ad essere gentili se non si da il buon esempio. Non ha proprio senso dire ai bambini che le cose vanno chieste “per favore” o che devono rispettare gli altri, se poi sono i genitori stessi a non comportarsi bene. In effetti, avendo esempi negativi, le cose che vengono insegnate ai bambini non vengono recepite come autentiche.

Ed è così che questi bambini, cresciuti nella maleducazione ed indifferenza, saranno gli adulti scortesi del domani.

La cortesia è contagiosa e genera felicità, così come spiega il neuroeconomista Paul Zack. J. Il nostro cervello, di fronte ad un comportamento gentile e cortese, reagisce in modo positivo e libera ossitocina (ormone non soltanto legato alla maternità, ma pure all’affetto e alla morale).

Inoltre, gli esperti di psicologia dicono che se una persona si comporta con gli altri con considerazione e rispetto, riesce a tirare fuori il meglio di loro; altrimenti l’armonia viene meno e ci perdono tutti.

Ma senza guardare il comportamento degli altri, che ne dite se iniziamo noi stessi ad essere gentili?