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Categories: Salute e Benessere

Ecco cosa succede se buttate i medicinali nell’acqua. Non fatelo mai.

Alcuni studi hanno rivelato che le acque potabili sono spesso inquinate dai farmaci. Antibiotici, analgesici, ormoni e così via finiscono all’interno del sistema idrico, trasformando le acque in un grande cocktail farmacologico. Ancora più grave è la situazione se pensiamo che le stesse acque ogni anno tonnellate e tonnellate di acqua scorrono verso il mare, venendo quindi assorbite dagli organismi che lo popolano, tra cui i pesci.

La produzione di antibiotici è in aumento, anche perché questo tipo di farmaco non viene usato esclusivamente per curare malattie, ma anche per velocizzare le fasi di crescita delle mucche, rendendole più grosse, che vanno ad alimentare il mercato della carne.

I farmaci antitumorali utilizzati in chemioterapia provocano mutazioni genetiche e malformazioni, così come alterano l’equilibrio naturale gli ormoni, gli analgesici (tra cui il comunissimo ed abusato ibuprofene): tutte queste sostanze possono essere trovare nell’acqua potabile che, una volta scaricata nel sistema idrico di casa, viene poi riciclata come fertilizzante.

Gli attuali sistemi di trattamento dell’acqua potabile sono in grado di filtrare solo il 10-12% delle dette sostanze, mentre il resto si accumula.

Nel lungo periodo questo modo di impiego può esporre la società e l’ecosistema agli stessi pericoli dell’assunzione di un cocktail di farmaci.

Un team di ricercatori di Philadelphia ha rilevato ben 56 tipi di farmaco nell’acqua potabile già filtrata; 20 milioni di abitanti della California meridionale sono inconsciamente sotto trattamento di antiepilettici e ansiolitici; l’acqua potabile di San Francisco contiene un ormone sessuale difficile da decomporsi. Purtroppo c’è un’ulteriore brutta notizia: i sistemi domestici per filtrare l’acqua non sono migliori di quelli a cui si è appena accennato.

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Quali sono le soluzioni?

Prima di tutto è bene chiarire che non esistono soluzioni fai-da-te per un problema di tale portata. Solo grandi sistemi di trattamento dell’acqua possono essere in grado di risolvere questo inconveniente. Inoltre gli impianti di imbottigliamento dell’acqua potabile dovrebbero essere dotati di appositi sistemi per il rilevamento di sostanze farmacologiche.

Installare impianti che eliminano il 95% delle scorie sarebbe ugualmente catastrofico, dal momento in cui il costo dell’acqua potabile sarebbe colpita da un sensibile aumento.

Ciò non vuol dire che non esistono soluzioni praticabili, tuttavia a metterle in atto dovrebbero essere le stesse case farmaceutiche, agendo dall’origine e dunque dalla struttura del farmaco. Ultimo ma non meno importante, nel nostro piccolo possiamo semplicemente smettere di abusare dei farmaci.

Maria

Classe 1966, vanta una storica esperienza nella realizzazione di video tutorial e guide legate al mondo del fai da te e del riciclo creativo. Nel 2018 ha deciso di fondare il proprio portale di informazione relativo ai temi a lei tanto cari, col fine nobile di limitare gli sprechi e foraggiare il riuso creativo.

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Maria

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