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La sindrome di Stendhal è un disturbo psicologico che provoca giramenti di testa, tachicardia, vertigini, stato confusionale e allucinazioni in persone che vengono a trovarsi davanti a opere d’arte di straordinaria bellezza, soprattutto se l’esperienza avviene in uno spazio non molto grande.
Senza farla troppo lunga con spiegazioni psichiatriche o psicanalitiche, la sindrome di Stendhal potrebbe essere definita con le parole di una canzone di Alison Moyet: di fronte alla bellezza a volte ci sentiamo sopraffatti, deboli e frastornati, ovvero “Weak in the Presence of Beauty”.
In realtà ancora oggi si discute se davvero questa sindrome individuata nel 1977 dalla psichiatra fiorentina Graziella Magherini esista davvero. Quel che è certo è che davanti a opere d’arte particolarmente belle alcune persone manifestano sintomi come quelli che abbiamo ricordato sopra, ma è possibile che l’esperienza estetica faccia solo da catalizzatore, per così dire, per l’esplosione di conflitti interiori che già erano presenti nella personalità di chi ne viene colpito.
L’origine della definizione è ovviamente lo scrittore francese Stendhal, al secolo Marie-Henri Beyle (1783-1842), che fu egli stesso vittima della sindrome e ne scrisse nei suoi diari del suo grand tour italiano. Questa la sua descrizione dell’esperienza vissuta, contenuta nel libro “Roma, Napoli e Firenze”: “Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere…”.
Come si diceva, il disturbo venne identificato e analizzato per la prima volta nel 1977 dalla psichiatra fiorentina Graziella Magherini, che descrisse alcuni casi di turisti stranieri in visita alla città gigliata colpiti da episodi acuti e improvvisi di sofferenza psichica, per fortuna di breve durata.
Nel corso del tempo si è visto che il disturbo colpisce per lo più soggetti maschi, ben istruiti e di età compresa tra i 25 e i 40 anni. Si tratta in gran parte di persone che viaggiano da sole e che provengono dall’Europa del Nord o dall’America.
Molto più di recente si è trovato che lo stesso effetto perturbante può essere provocato anche dalla musica, ma in questi casi si parla più che altro di psicosi.
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