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Prima di amare gli altri è importante che impari ad amare te stesso

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C’è scritto da qualche parte nel Vangelo che il primo comandamento, quello più importante, è “ama il prossimo tuo come te stesso”.

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Che crediate o no in una entità superiore che ci ha creati e che ci giudica, si tratta di una massima improntata a un estremo buon senso e anche – se permettete – a un sano egoismo.

Tutti gli esseri umani normalmente funzionanti hanno infatti a cuore innanzi tutto il proprio benessere e soltanto in subordine quello degli altri, sicché in definitiva amare gli altri è modo per amare se stessi.

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Ci spieghiamo: non fare agli altri quello che non si vorrebbe fosse fatto a noi – che poi è un modo diverso di esprimere il concetto “ama il prossimo tuo come te stesso” – è una pura e semplice strategia di sopravvivenza, che tra l’altro funziona nella maggior parte delle ordinarie interazioni sociali.

Non tagliamo la fila alla posta perché non vogliamo che altri lo facciano con noi. Ci fermiamo a soccorrere una persona ferita perché ci aspettiamo che gli altri si fermino ad aiutare anche noi, se dovesse capitarci un incidente, e così via.

Amare noi stessi è dunque il motore primo di sane relazioni sociali. Si tratta in sostanza di guardare alla realtà per quella che è, senza fare finta che gli esseri umani siano migliori di come sono, che possano essere davvero “disinteressati” e votati all’abnegazione.

Si tratta in altre parole di stare insieme agli altri, sì, ma senza dipenderne in maniera patologica. Perché nel cammino della vita ognuno è solo, in definitiva, e al dunque ognuno può fare conto soltanto sulle proprie forze.

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Più in concreto, e infine, amare se stessi vuol dire coltivare la propria capacità di essere liberi, indipendenti e autosufficienti, perché se oggi abbiamo chi ci aiuta nel cammino, domani potremmo non trovarlo più al nostro fianco.


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