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La Scozia valuta l’introduzione del “diritto al cibo”: “Nessuno dovrà avere fame in un Paese così prosperoso come la Scozia”

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Il problema della mancanza di cibo e della fame affligge determinate zone del mondo che è facile identificare con paesi sottosviluppati come l’Africa. Più difficile è riconoscere che – nonostante la ricchezza dell’Occidente – tale difficoltà tocchi anche il nostro continente.

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In realtà pare evidente che il suddetto problema abbia da noi cause ben diverse da quelle dei paesi africani, soprattutto di fronte al fatto che patologie come obesità e diabete siano motivo di preoccupazione sociale, tanto da indurre perfino i governi ad intraprendere una politica di educazione alimentare.

L’attenzione alle suddette patologie ha però messo da parte un’altra problematica ancor più triste. Anche in Europa, infatti, una fetta di popolazione soffre di fame. A sollevare il dibattito è fortunatamente arrivata la Scozia, che su proposta dell’Independent Working Group on Food Poverty ha accettato di introdurre il diritto al cibo.

Scopo di questa iniziativa – come si può intuire – è quello di assicurare il cibo a tutta la popolazione, indipendentemente dalle condizioni economiche. In altre parole, presto in Scozia tutti avranno il diritto di nutrirsi, anche i poveri: qualora un cittadino non possa permettersi l’acquisto di beni alimentari, sarà il governo ad assicurare tale necessità.

Ma il legislatore scozzese non si limiterà a stabilire un diritto astratto, perché nell’ambito della futura normativa sarà definita una serie di regole per il mercato del cibo, tra prezzi accessibili e norme sulla sicurezza degli alimenti.

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Il principio preso a modello è molto semplice – come piega il ministro Angela Constance: la Scozia è un paese prosperoso ed è dunque inaccettabile che ci siano persone che non possano mangiare a causa della propria situazione sociale ed economica.

Come sappiamo, il Regno Unito ha da alcuni mesi avviato un processo che lo porterà infine ad uscire dall’Unione Europea. Nonostante ciò si spera che la rivoluzione sociale del diritto al cibo oltrepassi i confini per fare da esempio all’intero continente.


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