In un Paese, il nostro, in cui sono almeno cinquant’anni che le città sono deturpate dai geometri, dagli assessori all’urbanistica e dall’incuria, vedere dei progetti architettonici belli e funzionali sembra quasi fantascienza.
Eppure da altre parti (si pensi alla Scandinavia) questa è la normalità. Quelli strani siamo noi, in altre parole.
Possiamo prendere il caso di una casa di riposo tutta particolare progettata dall’architetto giapponese Issei Suma.
Si tratta di una struttura in calcestruzzo e ricoperta di legno che si inserisce con grazia nel paesaggio montano. L’obiettivo di Suma è stato quello di collocare l’edificio nell’ambiente naturale creando il minore impatto possibile.
Si chiama Jikka e si tratta in sostanza di una specie di cottage progettato e costruito a beneficio di due anziane signore in pensione, che nei loro anni giovanili hanno lavorato come cuoca e assistente sociale.
La casa, che sorge in mezzo a un bellissimo bosco giapponese, ha una superficie di cento metri quadrati ed è dotata di un impianto di illuminazione che assicura una luce calda e accogliente.
La residenza è in realtà divisa in cinque cupole separate che offrono alle signore e a chi le assiste un ambiente di vita comodo e funzionale.
Ci sono una cucina, una sala da pranzo, una camera da letto comune, una stanza per i servizi e un bagno.
Nella casa viene preparato il mangiare per gli anziani che abitano nei paraggi. Jicca è rivolta a tutti loro.
Molto bella ma anche molto comoda, per esempio, è la piscina interna costruita con uno scivolo digradante a forma di chiocciola che permette di entrarvi in sicurezza anche a chi è in carrozzina.
Naturalmente la forma delle cupole è stata pensata per inserirsi senza strappi nell’ambiente silvestre che le circonda.
In un Paese in cui l’ultima classe dirigente con un pensiero architettonico degno di questo nome è stata quella fascista, sembra davvero fantascienza.
Che invidia. E che tristezza.