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Ecco cosa sono riusciti a creare con gli scarti del vino. Rimarrete senza parole!

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Il settore della moda e più in generale dell’abbigliamento rappresenta per il nostro paese uno dei pochi mercati ancora floridi, capaci di tenere testa alla crisi delle vendite interne ma sopratutto dell’export. Negli ultimi anni, tuttavia, una maggiore attenzione rispetto ai temi dell’ecologia e in particolare dei diritti degli animali ha scatenato aspre polemiche circa la produzione di prodotti in pelle.

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Purtroppo sono ancora tante le persone che preferiscono privilegiare l’apparenza di una giacca o di una borsa in pelle al tragico destino degli animali “prescelti” ad alimentare tale mercato. Eppure, il 2017 potrebbe finalmente portare profondi cambiamenti o quantomeno gettare le basi per un futuro cruelty-free.

A segnare questo importante passo è l’Italia, o meglio un team tutto italiano formato da giovani ragazzi le cui menti brillanti, stimolate da principi sani, hanno partorito un prodotto straordinario che – almeno si spera – presto potrebbe introdursi nel settore dell’abbigliamento per sradicare la crudeltà oggi inflitta agli animali da pelle.

Il team si chiama Grape Leather e il nome dice già tutto sulla loro missione. In inglese, infatti, “grape leather” vuol dire “pelle di uva” e, come già anticipato, non nasconde alcun mistero dietro questa strana associazione di parole.

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I vincitori del 1° premio Gca

Grape Leather produce pelle partendo dagli scarti della vinificazione, ecosostenibile e totalmente vegetale. La fama di questo giovane team è dovuta in parte alla H&M Foundation che, in occasione della seconda edizione del Global Change Award, ha premiato la loro iniziativa assegnando un premio di 300mila euro per finanziare e dare una ulteriore spinta a questo rivoluzionario progetto.

Ma l’avventura iniziata con il Global Change Award segna solo una linea di partenza, perché la stessa fondazione offrirà a Grape Leather un anno di consulenza e di collaborazione con alcuni importanti gruppi internazionali. Ancora una volta, dunque, l’Italia conferma la sua eccellenza nell’industria della moda che, in un futuro che si spera prossimo, potrebbe unirsi alle politiche eco-friendly e animaliste ancora oggi messe da parte in favore dell’apparenza e del denaro


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