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Esiste davvero l’autocombustione umana? Ecco la risposta degli esperti…

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Ci sono 120 testimonianze di persone trovate nelle proprie case carbonizzate in circostanze inspiegabili.

(foto: Getty Images)

(foto: Getty Images)

Tempo fa sul sito Doubtful News raccontava una inspiegabile storia di un neonato di appena sette giorni in India, ricoverato per gravi ustioni sui suoi piedi. Due anni prima il fratellino Rahul di tre mesi, fu ricoverato allo stesso modo per ustioni sull’addome e sul petto. La famiglia ha dato la colpa all’autocombustione umana e che questi episodi possano essere dovuti alla genetica.

I medici sospettano che si sia trattato di abuso di minore poiché non esiste nessuna sindrome, genetica o meno, che possa causare una combustione spontanea delle persone, anzi secondo l’attivista per i diritti dei minori Shanmuga Velayutham, la famiglia avrebbe fatto questo per richiedere alcune agevolazioni dal governo. Nel 2013 infatti, in seguito a questi episodi, la famiglia avevano ottenuto l’assistenza economica e una casa alimentata a energia solare nelle aree rurali.

Ma esiste davvero l’autocombustione umana?
Per cremare un corpo è necessaria una temperatura di almeno 1.000 gradi centigradi. Esistono ormai circa 120 casi documentati di persone trovate nelle proprie case totalmente o parzialmente incenerite, e proprio perché il fuoco non si era esteso agli oggetti intorno ai malcapitati, la gente cominciò a credere alla combustione spontanea umana. Questo fenomeno ha acceso molti dibattiti su molte riviste di medicina.

 

Combustione non così spontanea
I medici hanno rifiutato la spontaneità di questi strani fenomeni. Anzi, hanno osservato che in tutti i casi le persone coinvolte erano inferme, i cui vestiti avrebbero senza nessuna difficoltà potuto prendere fuoco e non avrebbero potuto reagire davanti alla triste realtà. Spesso poi davanti alla presunta autocombustione venivano risparmiati piedi e gambe. Come mai?

 

Dopo anni di studio si è concluso che una volta che un corpo umano ha preso fuoco, il grasso comincia sciogliersi e a impregnare i vestiti del malcapitato, alimentando ancor si più le fiamme. In questo modo in un paio di ore si raggiungono temperature da distruggere persino le ossa. Le parti che rimangono intatte come le gambe ed i piedi è dovuto al fatto che il fuoco tende a salire verso l’alto, ma non solo le gambe ed i piedi contengono poco grasso. Una variante è stata escogitata dal biologo Brian J. Ford, secondo cui, la combustione può essere dovuta da un’accumulo di chetosi nel corpo, data da un’alterazione del metabolismo degli acidi grassi che produce un eccesso di acetone, una molecola estremamente infiammabile. Anche se questo sembra quasi impossibile.

Benjamin Radford afferma:

“Se la combustione umana spontanea è un fenomeno reale, perché non accade più spesso? Ci sono 7 miliardi di persone nel mondo, e ancora non vediamo casi di persone che vengono avvolte dalle fiamme mentre camminano per strada. Nessuno è mai stato visto, filmato o ripreso (per esempio, da una videocamera di sorveglianza) mentre improvvisamente bruciava. È sempre successo a singole persone che si trovavano sole vicino ad una fonte di accensione.”


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