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La Disney pensa al primo cartone animato con una principessa omosessuale

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C’è stato un tempo, intorno agli anni Cinquanta, in cui la cosa più audace che si poteva mostrare al cinema, per quanto riguarda i rapporti tra uomo e donna (e solo quelli, ovviamente), erano lui e lei che entravano in camera da letto e poi si chiudevano la porta alle spalle, ovvero in faccia allo spettatore.

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Il quale spettatore, se proprio non era un deficiente, a quel punto poteva ben immaginare quel che poteva succedere dietro a quella porta.

Ma appunto, lo poteva solo immaginare, perché mostrarlo era rigorosamente tabù. Erano gli anni del cosiddetto Codice Hays, il nome con cui è comunemente indicato, dal nome del suo creatore, il Production Code, ovvero una serie di linee guida che per molti decenni ha governatoo la produzione dei film negli Stati Uniti.

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La Motion Picture Producers and Distributors of America lo adottò nel 1930, ma cominciò ad applicarlo solo nel 1934, dopodiché il Codice rimase in vigore fino alla seconda metà degli anni Sessanta.

Gli “articoli di fede” del Codice erano questi: “1) Non sarà prodotto nessun film che abbassi gli standard morali degli spettatori. Per questo motivo la simpatia del pubblico non dovrà mai essere indirizzata verso il crimine, i comportamenti devianti, il male o il peccato; 2) Saranno presentati solo standard di vita corretti, con le sole limitazioni necessarie al dramma e all’intrattenimento; 3) la legge, naturale, divina o umana, non sarà mai messa in ridicolo, né sarà mai sollecitata la simpatia dello spettatore per la sua violazione”.

Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti, tant’è che la Disney in questi giorni sta meditando di produrre il suo primo cartone con protagonista una principessa omosessuale.

Certo che quanto a modelli lontani dalla realtà, la Disney ha un bel record: non si contano le principesse alte e slanciate, vitino di vespa e zigomi alti stile Lauren Bacall che nei decenni sono uscite dagli studi della casa di produzione fondata dal mitico Walt.

Ma le cose erano cominciate a cambiare già col cartone Oceania, che per la prima volta mostrava una protagonista (Vaiana) normale, né figlia di re né bomba sexy, ma una che potevi incontrare al McDonald’s dietro l’angolo, se non ti formalizzavi sul fatto che era solo un disegno animato…

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Ebbene, adesso la conglomerata con sede a Burbank, California, ha deciso di fare un passo ulteriore verso la piena accettazione del “politicamente corretto”.

Almeno stando a una dichiarazione rilasciata in un’intervista da Ron Clements, regista di molte produzioni d’animazione, secondo la quale, appunto, “la prossima principessa Disney potrebbe essere una donna omosessuale”.

Con tutto quello che si vede sugli schermi di questi tempi, non sarebbe uno scandalo, però qui stiamo parlando della Disney, mica di Playboy


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