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Un vero padre non è chi paga le bollette, ma chi mette la famiglia al di sopra di ogni altra cosa

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Essere genitori è difficile. Ma tra l’essere madre e l’essere padre forse il ruolo più complicato è quello del papà.

A meno che non ci siano in ballo patologie serie, la relazione tra madre e figli fin dall’inizio è totale, simbiotica, incondizionata. Una madre ama i figli, punto. Li ama a prescindere, sempre e comunque.

Per il padre è un po’ diverso. Questo, almeno, nelle società tradizionali fondate su un’economia agricola e di sussistenza.

E la nostra, malgrado il boom economico, l’industrializzazione e la terziarizzazione, lo è ancora in gran parte, antropologicamente e culturalmente (e probabilmente molti dei nostri problemi dipendono proprio da questo: che non siamo mai entrati davvero nella “modernità”, qualunque cosa significhi).

La madre di solito non ha preoccupazioni di moralità nell’educazione dei figli, perché per lei i figli vengono prima di tutto. Il padre invece di solito è quello che ha più rapporti col mondo esterno. A lui spetta, spetterebbe, provvedere non solo al mantenimento dei figli, ma anche alla loro educazione come esseri sociali.

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Detto in soldoni: la madre ama e basta, il padre ama ma insegna ai figli anche il senso del limite e della responsabilità verso gli altri.
O almeno così dovrebbe essere.

Già. Perché troppo spesso i padri pensano di esaurire il loro compito semplicemente portando a casa il pane, che poi in concreto vuol dire più soldi possibile, affinché la famiglia non abbia preoccupazioni.

Portare a casa il pane è cosa buona e giusta, non si campa d’aria. Ma come abbiamo cercato di spiegare sopra, essere padre è, dovrebbe essere, qualcosa di più che il semplice non far mancare nulla alla famiglia.

Naturalmente come in tutte le cosa ci vuole misura. Se da un lato non va bene che il genitore biologico se la cavi semplicemente portando a casa lo stipendio, dall’altro è anche profondamente sbagliato l’atteggiamento di quei padri che mettono la famiglia al di sopra di tutto sempre e comunque, anche a scapito dei diritti degli altri.

È un atteggiamento che può sfociare molto facilmente in quello che un sociologo americano (Edward Banfield, 1958) con parole famose definì “familismo amorale”, che poi è la base culturale della mafia.

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Un buon padre dunque fa di tutto per la famiglia, ma non fino al punto di offendere i diritti delle altre famiglie.


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