Non è raro che le parole più importanti siano adoperate in maniera davvero troppo disinvolta. Usate con troppa facilità e leggerezza, le parole a poco a poco perdono di significato, diventano una merce priva di valore, sono come i biglietti di banca quando c’è un’inflazione galoppante: carta straccia.

Una di queste parole è “amico” o “amica”. Si tratta di un appellativo che le persone serie dovrebbero riservare solo alle persone davvero importanti, a quelle persone, cioè, che davvero ci sono amiche. Non perché l’abbiano detto più e più volte, ma perché lo hanno dimostrato coi fatti.

Come quella volta che sei stata davvero male e ci ha pensato la tua amica a farti compagnia all’ospedale; o a far prender aria alla tua casa mentre tu non c’eri, o a passare in ufficio postale per spedire quella raccomandata urgente; o a portare i tuoi figli a scuola la mattina e ad andare a riprenderli la sera. O magari a prestarti i soldi quella volta che proprio eri rimasta in bolletta e dovevi pagare la luce, se no te la staccavano.

Cose così: concrete, tangibili, risolutive. Ma non solo, naturalmente.

Perché l’amico vero può anche essere la persona che si limita a darti un conforto, a metterti una mano sulla spalla, a piangere con te quando ti muore un famigliare, a gioire con te quando tagli un traguardo importante, a essere lì quando serve, a non essere lì quando capisce che hai bisogno di solitudine.

La persona alla quale riservare quella parola, amico, è in definitiva quella persona che è l’unica che ti viene i mente quando ti viene voglia di condividere qualcosa di importante.

Perché lei ti capisce meglio di te stessa.

Magari nella città in cui vivi ci sono molti conoscenti, molti altri “amici”, gente che potrebbe essere a casa tua in pochi minuti, ma la persona con la quale sei rimasta sempre in contatto, nonostante tutto, nonostante la vita vi abbia separato e diviso su percorsi diversi e separati, quella è l’unica che davvero senti essere tua amica.

Lo sai che sei davvero fortunata?